Diminuisce
il numero di animali impiegati per “scopi scientifici” in Europa: mezzo milione
in meno nel 2011 rispetto al 2008. E lo stesso vale anche per l’Italia, nei cui
laboratori sono stati utilizzati 82.500 animali in meno. Lo dicono i dati dell’ultimo rapporto della
Commissione europea sulle statistiche della sperimentazione animale. Vale la
pena dare un’occhiata, per capire meglio di che cosa parliamo esattamente
quando parliamo di animali usati per la ricerca e la sperimentazione scientifica.
Il quadro italiano per il 2011 – tendenzialmente sovrapponibile a quello europeo – dice che si tratta soprattutto di topi, il 66%. Seguono ratti (19,8%), pesci (6,6%), uccelli (3,7%), più tutto il resto (porcellini d’India, conigli, uccelli, bovini, ovini, rettili, anfibi). Scimmie (cebi e cercopitechi):450 in
tutto (0,06%). Cani: 408. Gatti e scimmie antropomorfe: zero. Una
distribuzione che corrisponde a un imperativo codificato per legge (la 116 del 1992):
scegliere sempre, a parità di efficacia sperimentale, la specie a più basso
sviluppo neurologico. Stiamo solo
scendendo e si può fare ancora meglio e di più, ma è chiaro che c’è uno sforzo della comunità
scientifica a “fare a meno degli animali”, seguendo l’impegno delle 3R (replacement, reduction, refinement)…..l’auspicio è di poterne fare a meno completamente.
Il quadro italiano per il 2011 – tendenzialmente sovrapponibile a quello europeo – dice che si tratta soprattutto di topi, il 66%. Seguono ratti (19,8%), pesci (6,6%), uccelli (3,7%), più tutto il resto (porcellini d’India, conigli, uccelli, bovini, ovini, rettili, anfibi). Scimmie (cebi e cercopitechi):
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