lunedì 30 dicembre 2013

Il cercatore d'oro (MLV) - Genesis

Non c'e' dubbio che scegliere un nome tratto dal Pentateuco, o Torah che dir si voglia, sia piuttosto pretenzioso. Non potro' mai dire: << E in principio fu....>> parlando dei Genesis. 
Lo puo' dire pero' Peter Gabriel, l'istrionico primo leader del gruppo londinese, dall' alto del suo '' Deus Ex Machina '' nel proemio di '' Dancing With The Moonlight Knight '', prima traccia del loro disco del 1973 '' Selling England By The Pound ''. I Genesis erano in quegli anni un gruppo di spicco della scena prog rock ma( Questo e' dedicato a chi pensa che la grandezza di un disco o di un' artista derivi dai dati delle vendite e dai sold - outs) non avevano ancora ricevuto il consenso popolare che meritavano. Il successo arrivo' con questo quinto album che strabilio' pubblico e critica.
Precede quello che e' considerato il loro capolavoro ovvero '' The Lamb Lies Down On Broadway '', opinione che non mi trova concorde. Dove eravamo rimasti? Ah si, eravamo rimasti ad un silenzio tombale e a Gabriel che si eleva e con tono solenne recitava : << Can you tell me where my counrty lies? >> ossia << Puoi dirmi dov' e' che il nostro paese sta mentendo? >>. La frase e' gia' preludio del leitmotiv che pervadera' tutto l' album, che e' quello di essere impegnati politicamente, sebbene non palesemente, e di sdoganare le consuetudini dell' inglese medio attraverso un' ironia sagace e sottile( In questo caso Wikipedia italiano ha fatto un ottimo lavoro, percio' se volete scoprire piu' approfonditamente i significati delle canzoni, ve lo consiglio spassionatamente). 
Nel primo brano la teatralita' del cantante viene poi supportata da una struttura musicale polimorfa carica di venature medioevali. In effetti l' attaccamento alla tradizione inglese e al gusto portato dalla '' Scena di Canterbury '' era ancora orecchiabile in tutte le compagini progressive di quegli anni, cosa che non vedremo piu', nel particolare caso dei camaleontici Genesis, negli album successivi e soprattutto negli album post - Gabriel. L' idea pero' di Gabriel, Collins, Hackett e compagni e' quella di allontanarsi dal barocchismo dei Canterburiani e di gruppi come gli Yes e comporre una musica che tenda all' onirico, ma che sia allo stesso tempo pungente e '' down to earth ''. L' atmosfera onirica si percepisce molto in quei due minuti scarsi nel quale culmina il brano. Come avrete notato, i pezzi dell' album hanno una durata media ana - radiofonica ma questa e' una caratteristica comune a molti gruppi di quel decennio, non solo ai gruppi Progressive Rock. Il secondo brano '' I Know What I Like In Your Wardrobe '' e' musicalmente piu' povero del primo ma e' sostenuto dalla grandezza del teatrante che ci permette di passare dalla Tragedia alla Commedia con una qualita' interpretativa non indifferente. Tutto questo e' pero' solo un preambolo al pezzo che, sempre parlando di Teatro, ci fa entrare completamente nella catarsi Aristotelica: '' Firth Of Fifth ''. Questo pezzo stupisce in ogni sua parte. L'inizio e' dettato da un mirabolante motivetto pianistico da parte di Tony Banks e poi l' atmosfera cambia radicalmente grazie alla potenza percussionistica di Collins che enfatizzerebbe persino la Messa della Domenica e alla unicita' e riconoscibilita' del timbro di Peter Gabriel. Poi sempre quest' ultimo ci delizia con una prestazione al flauto conclusa da un gotico, se ce n' e' veramente uno, gioco di pianoforte. Da li' in poi un delirio di chitarre ci trasporta verso '' More Fool Me '', unica canzone cantata interamente da Phil Collins. In '' Che stupido '', che altro non e' che una canzone d' amore, il vecchio Phil e' talmente bravo che riesce a dimostrarci che anche una canzone d' amore puo' non essere sciocca e banale. Manca il pugno nello stomaco '' The Battle of Epping Forest '' che inizia con un tono trionfale, quasi da marcia da battaglia medioevale, e poi ci fa sussultare nel suo cambiare rapidamente e radicalmente andamento. Se quasi dodici minuti non sono riusciti a convincervi, ci pensera' la suggestiva e liturgica '' After The Ordeal '' a fravi entrare nelle atmosfere sognanti del fantastico mondo dei Genesis. Finisce cosi'? No! Perche' questi cinque musicisti da strapazzo ci hanno riservato ancora qualcosa. Sedetevi con un po' di pop - corn e godetevi la spettacolosa '' The Cinema Show ''. Questa canzone, che sembra uscita da un racconto di Ariosto o di qualche avventura di cavalieri alla ricerca del Sacro Graal, rimanda alle verdi distese della Cornovaglia, alle brughiere selvagge del '' Re Lear '' o ad altre composizioni Shakespeariane sui generis. La musica che ci propongono e' talmente scorrevole che sembra di essere trasportati da un fiume, in questo caso di note e arzigogoli musicali. Forse la ruffianeria e le sofisticherie Canterburiane possono funzionare con noi ma non con gli esperti e allora a chiudere tutto, i cinque osano addirittura. Con '' Aisle Of Plenty '', piccolo scorcio dell' incipit, lasciano l' ascoltatore, anche il piu' acuto, a bocca aperta perche' lo disorientano. E' come se avessero prenotato i costumi, e ci avessero suonato un' immensa buffonata '' medioevalesca '' e non avessero fatto altro che prenderci in giro per tutta la durata dell' opera. Pero' quanto e' dolce farsi scherzare in questo modo? 

MLV


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