mercoledì 25 dicembre 2013

Il cercatore d'oro - Macklemore


Dato che la pepita di cui voglio parlare, tutto e' ormai tranne che una '' novita' '', ossia Macklemore, ho l'opportunita' di aprire una piccola finestra sulla sociologia della musica. Per fare cio' devo prima dirvi la provenienza di questo pseudo( in senso positivo, se c'e' n'e' uno) - rapper: Seattle. Alla grande maggioranza delle persone questo nome non dice niente o tutt' al piu' fa pensare allo Space Needle e al concetto di Emerald city. Riduttivo sarebbe definire Seattle una citta': di lifestyle si parla; in effetti, si puo' dire che esista un vero e proprio Seattle lifestyle. Ma non voglio ammorbarvi con qualche descrizione da guida turistica. Il mio compito e' parlare di una di quelle che io definisco: Oasi della musica.

Per semplificare il tutto potrei semplicemente buttare li' qualche nome: Nirvana, Soundgarden, Pearl jam, ecc.
Come penso abbiate notato, la maggior parte degli artisti che vengono da li' sono Grunge o comunque sono riconducibili alla stessa tipologia di musica. Negli anni novanta e' stata difatti coniata una definizione per parlare di questa corrente ovvero: la scena di Seattle. Se sono riuscito a far breccia nella vostra curiosita' , penso che la vostra domanda a questo punto sia: << Come mai proprio Seattle? >> e non posso darvi tutti i torti anche perche', volendo, di citta' piu' popolate, piu' importanti e piu' '' glamour '' di Seattle ce ne sono tante e non solo in America. Una risposta possibile e' che Seattle e' una citta' a se' e che quasi nulla a che fare con il resto degli Stati Uniti. Sicuramente influiscono le abbondanti pioggie, e la lontananza dai grandi poli demografico - economici del paese, eppure non e' solo questo. Pero' dico, si puo' veramente pensare che sia la pioggia a creare artisti fenomenali? Seguendo un tale ragionamento potremmo arrivare a dire che La Corun~a e' una citta' con un numero addirittura maggiore di grandi artisti, ma cosi' non e'. E' l'aria che fa la differenza e non parlo di fenomeni metereologici. Chiunque di voi penso abbia, almeno una volta nella vita, preso una bevanda in uno Starbuck o abbia utilizzato un Windows, o magari tutte e due le cose nello stesso momento. L'aria di Seattle ha inevitabilmente infettato i creatori di questi due prodotti '' rivoluzionari ''. Come puo' non ispirare una citta' nella quale se si entra in un bagno pubblico, invece di trovare scritti numeri di donne promiscue, si possono leggere odi ed inni ai grandi gruppi ( Si veda Federico Buffa racconta Seattle per farsi una migliore idea)? Un musicista che definirei assolutamente, ONE OF A KIND, come James Marshall Hendrix non poteva che venire da un posto del genere, cosi' come Kurt Cobain( benche' nativo di Aberdeen).

 So di non avervi dato risposte significative alla vostra domanda, ma, in realta', non penso di averne. Penso che solo andandoci si possa comprendere la unicita' di Seattle. Allo stesso modo solo ascoltando il '' nuovo '' Macklemore, lo si puo' apprezzare. Tra ritornelli ruffiani e taglio alla moda, alla scoperta( per gli italiani) Macklemore non manca nulla per diventare un nuovo fenomeno mondiale. Gia' due sue canzoni hanno letteralmente spopolato in tutte le discoteche del mondo: '' Can't hold us '' e '' Thrift shop ''. Nelle mie vacanze estive in Bulgaria mi fiondavo, sebbene le aborra, in qualsiasi discoteca fosse trasmessa questa canzone. Nonostante il suo strizzare continuamente l'occhio a un sound commerciale, Ben Haggerty mi ha impressionato per il suo rappare ad una velocita' supersonica( Seattle Supersonics ) e per il suo stile di musica che pretende di essere diverso da quello dei suoi colleghi. Non parliamo di Hendrix, di Cobain, di Cornell e figuriamoci di Vedder, ma parliamo comunque di un ragazzo di Seattle che, come tutti i ragazzi di Seattle, si differenzia e, anche se lo fa con un piede nella bambagia, ci impressiona. Non chiediamo molto, d' altronde.
Vi lascio con la bellissima Can't hold us.


# Il Cercatore D' Oro
MLV