Il poeta Rabindranath Tagore nacque a Calcutta nel 1861, da una illustre famiglia, nobile e ricca.
Si sviluppò in lui molto presto la passione per la scrittura, ma la definizione di poeta è riduttiva: fu scrittore di brani musicali (da una sua canzone, Amar Shonar Bangla è stato tratto l'inno nazionale del Bangladesh), prosatore, drammaturgo, pittore di successo (bellissima mostra di qualche annofa a Roma), coreografo, ardente sostenitore della lotta per un'India indipendente e moderna.
In primo piano il suo vivissimo desiderio di conciliare le due culture, l'orientale e l'occidentale in una fratellanza universale.
Nel 1901 fondò a Santiniketan (=asilo di pace), una scuola dove gli alunni vivevano a contatto diretto con la natura e, come nell'antica India, le lezioni si fondavano su conversazioni all'aperto.
La sua poetica, quando esprime sentimenti d'amore, è intrisa di una leggerezza profonda e delicata, fusa con una visione e con un linguaggio di anima e carne, capaci di evocare dolcezza e passione, armonia e bellezza.
Nel 1913 gli fu assegnato il Premio Nobel per la Letteratura. Questa la motivazione:
« Per la profonda sensibilità, per la freschezza e bellezza dei versi che, con consumata capacità, riesce a rendere nella sua poeticità, espressa attraverso il suo linguaggio inglese, parte della letteratura dell'ovest. »
Morì a Santiniketan nell'agosto del 1941
Vieni come sei, non indugiare
a farti bella.
Se le trecce dei capelli sono
sciolte, se la riga non è dritta,
se i nastri della veste sono
slacciati, non badarci.
Vieni come sei, non indugiare
a farti bella.
Vieni in fretta, sull'erba,
a passi veloci.
Se la rugiada scioglie la rossa
pittura dei tuoi piedi,
se i bracciali con le campanelle
s'allentano alle tue caviglie,
se cadono le perle della tua
collana non badarci.
Vieni in fretta, sull'erba,
a passi veloci!
Non vedi quante nuvole
oscurano il cielo! Stormi di gru
si levano in volo dall'altra
riva del fiume
e raffiche improvvise di vento
passano veloci sulla brughiera.
Il gregge impaurito corre verso
gli ovili del villaggio.
Non vedi quante nuvole
oscurano il cielo?
Invano accendi la lampada della tua toilette,
il vento la sbatte e la spegne.
Chi potrebbe dire che le tue
palpebre non sono tinte
di ombretto nero?
I tuoi occhi sono più oscuri
delle nuvole minacciose.
Invano accendi la lampada
della tua toilette per prepararti.
Vieni come sei, non indugiare
a farti bella.
Se la ghirlanda non è bene
intrecciata, che importa?
LB
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