MasterChef e la cucina dei sogni.
Non è cosa nuova che la cucina sembra essere regina indiscussa del palinsesto televiso, basta accendere la tv soprattutto di mattina per incappare in almeno una decina di programmi con i fornelli già caldi e qualche conduttore imbranato assistito da cuochi di mestiere o semplici massaie, fresche di piega fatta e incorniciate nel vestito della domenica, che ammiccano alla telecamera.
Antonella Clerici e il suo programma su Rai Uno sembrano essere la preistoria, il nuovo che avanza è l’eccellenza della ristorazione con nomi sempre più blasonati della cucina internazionale, e pure chi non si è ancora arreso a sky conosce a menadito le ricette dei vari Cracco e Barbieri nonché l’italiano sempre zoppicante ma terribilmente sensuale di Joe Bastianich.
Benvenuti nella cucina di MasterChef, dove una manciata più o meno numerosa di potenziali chef si arrabattano ai fornelli sperando di vincere un sogno in denaro e soprattutto la possibilità di pubblicare un primo libro di ricette.
Premesso che la mia povera nonnina dagli occhi blù sarebbe inorridita davanti le quantità proposte, secondo la sua teoria scientificamente testata che il piatto va riempito in base all’altezza della persona, siamo tutti affascinati da quelle composizioni così particolari e variegate che pure la più fervida sostenitrice del cibo precotto e del microonde deve riconoscere di fantasticare riguardo ricette e manicaretti preparati di proprio pugno.
Per non parlare della nostra cultura gastronomica che ogni settimana va crescendo a dismisura, alle ciliegie di vignola ci arrivavo ma devo riconoscere che la quaglia siberiana proprio non me la ricordavo, grazie all’improbabile mistery box.
Se credevamo che non far impazzire una maionese fosse impresa titanica, scopriamo adesso che il reale pressure test è riuscire a cucinare in dieci o addirittura cinque minuti qualcosa di unico e sempre perfettamente impiattato.
Lo ammetto ne sono stregata, pur non riuscendo a carpire un solo segreto, e così di giovedì in giovedì si consuma la mia passione segreta, ammettendo però che l’unica volta in vita mia in cui mi sono seduta al tavolo di un ristorante stellato, ho trovato disgustoso metà del menù per non dire illeggibile, nel senso che cifre così proprio non le so leggere, il conto finale.
Avvisati i miei amici, sempre premurosi nel complimentarsi a fine pasto. Che vengano “già mangiati” la prossima volta, so già cosa preparare : mezze maniche con crumble di porri. Però forse meglio vada a perdere due minuti sul dizionario!
Non è cosa nuova che la cucina sembra essere regina indiscussa del palinsesto televiso, basta accendere la tv soprattutto di mattina per incappare in almeno una decina di programmi con i fornelli già caldi e qualche conduttore imbranato assistito da cuochi di mestiere o semplici massaie, fresche di piega fatta e incorniciate nel vestito della domenica, che ammiccano alla telecamera.
Antonella Clerici e il suo programma su Rai Uno sembrano essere la preistoria, il nuovo che avanza è l’eccellenza della ristorazione con nomi sempre più blasonati della cucina internazionale, e pure chi non si è ancora arreso a sky conosce a menadito le ricette dei vari Cracco e Barbieri nonché l’italiano sempre zoppicante ma terribilmente sensuale di Joe Bastianich.
Benvenuti nella cucina di MasterChef, dove una manciata più o meno numerosa di potenziali chef si arrabattano ai fornelli sperando di vincere un sogno in denaro e soprattutto la possibilità di pubblicare un primo libro di ricette.
Premesso che la mia povera nonnina dagli occhi blù sarebbe inorridita davanti le quantità proposte, secondo la sua teoria scientificamente testata che il piatto va riempito in base all’altezza della persona, siamo tutti affascinati da quelle composizioni così particolari e variegate che pure la più fervida sostenitrice del cibo precotto e del microonde deve riconoscere di fantasticare riguardo ricette e manicaretti preparati di proprio pugno.
Per non parlare della nostra cultura gastronomica che ogni settimana va crescendo a dismisura, alle ciliegie di vignola ci arrivavo ma devo riconoscere che la quaglia siberiana proprio non me la ricordavo, grazie all’improbabile mistery box.
Se credevamo che non far impazzire una maionese fosse impresa titanica, scopriamo adesso che il reale pressure test è riuscire a cucinare in dieci o addirittura cinque minuti qualcosa di unico e sempre perfettamente impiattato.
Lo ammetto ne sono stregata, pur non riuscendo a carpire un solo segreto, e così di giovedì in giovedì si consuma la mia passione segreta, ammettendo però che l’unica volta in vita mia in cui mi sono seduta al tavolo di un ristorante stellato, ho trovato disgustoso metà del menù per non dire illeggibile, nel senso che cifre così proprio non le so leggere, il conto finale.
Avvisati i miei amici, sempre premurosi nel complimentarsi a fine pasto. Che vengano “già mangiati” la prossima volta, so già cosa preparare : mezze maniche con crumble di porri. Però forse meglio vada a perdere due minuti sul dizionario!
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