Che poi passare per paraculo, ruffiano, intellettuale malleabile è inevitabile. E’ più che ovvio che se ti piacciono i Velvet Underground e li elogi, o ne riconosci lo status di iniziatori o meglio sublimatori dell’intera musica rock sei costretto a subirti storte di naso, qualche onomatopea di dissenso o, peggio, il completo disinteresse generale. Come dare torto ad eventuali detrattori? Non sono né il primo né sarò l’ultimo né sono il più pronto a tuffarmi in una recensione simile ma ritengo oggettivamente, per quanto questo termine possa avere un qualche valore al giorno d’oggi, che il disco che vado a recensire oggi, dopo mesi d’inattività dovuti ad impegni scolastici ( La mia età è un altro criterio che renderà questo mio lavoro alquanto discutibile ) e lavorativi ( Includo anche giornate intere passate ad ascoltare dischi storici e non ), sia il disco, se non il più bello, il più importante ed influente di sempre.